3 castelli affascinanti da non perdere in Romagna
L’entroterra riminese, tra le colline della Valconca e della Valmarecchia, è costellato di rocche e di castelli. Fortezze difensive, regge maestose, grandi palazzi le cui stanze abitate dai potenti dell’epoca sono state attraversate dalla Storia con la maiuscola e dalle storie, che a volte sono diventate leggenda.
Tra verità storica e letteraria, alcuni di questi castelli sono diventati famosi oltre il loro tempo. Uno di questi, il più conosciuto probabilmente, è il castello di Gradara. Qui Dante ambienta le vicende amorose di due personaggi che sono entrati nell’immaginario popolare, oltre la letteratura e la storia. Si tratta di Paolo e Francesca, raccontanti nel V Canto dell’Inferno nella Divina Commedia.
Non da meno sono la Rocca di San Leo, dove scontò la sua prigionia Cagliostro, e il Castello di Montebello, dove aleggia la voce di una bambina scomparsa in circostanze misteriose.
Inisieme faremo un viaggio tra le stanze di queste fortezze, alla scoperta dei luoghi e delle storie che queste mura ancora custodiscono e tramandano a tutti i loro visitatori.
Azzurrina, il fantasma del Castello di Montebello
Ci troviamo tra la Valmarecchia e la Valle dell’Uso, in un borgo antico, di epoca preromana. Siamo a Montebello, frazione di Poggio Torriana, provincia di Rimini.
Qui un’imponente rocca si staglia nel cielo. Le prime notizie di questo castello risalgono al 1186, quando venne venduto da Ugolinuccio di Maltalone a Giovanni Malatesta. Conteso per anni tra i Malatesta e i Montefeltro, palcoscenico di strenue battaglie, nel 1375 fu la casa del feudatario di Montebello e della sua famiglia.
Ugolinuccio aveva una figlia con gli occhi color del cielo e i capelli chiari con riflessi azzurrini. Un giorno, in circostanze misteriose, questa bimba sparì. Le guardie poste a sua sorveglianza raccontarono che, entrata nel nevaio della fortezza per recuperare una palla, non fece più ritorno. Il padre fece giustiziare i guardiani della sua piccola, ma il mistero e il sospetto ricaddero anche su di lui.
Il motivo era che Guendalina, o Azzurrina, come era stata soprannominata per il colore dei suoi capelli, in realtà era una bambina albina. Per proteggerla dalle credenze che vedevano gli albini come figli del demonio, Guendalina non poteva uscire dal suo castello ed era sempre sorvegliata a vista. La leggenda racconta che per questo sparì. Qualcuno avanzò il sospetto che fosse proprio il padre il mandante di questa scomparsa, preoccupato per le malelingue e la mala sorte che Azzurrina poteva procurargli.
Da allora, mentre la storia di Azzurrina passava di bocca in bocca attraverso i secoli, si cominciarono a sentire tra le pareti del castello strani rumori, voci e presenze misteriose.
Qualcuno racconta ancora oggi di aver visto e sentito una bambina correre e piangere tra le stanze del castello, qualcun’altro è riuscito anche a registrare questi rumori. Dal 1990 il Castello di Montebello è diventato un museo e la leggenda della piccola ha lasciato le mura della cittadina per raggiungere un ampio pubblico. Nel 2012 è stato realizzato un film che narra questa leggenda, con registrazioni reali e testimonianze di fenomeni paranormali che si verificano con frequenza, soprattutto intorno alla data del 21 giugno, anniversario della sua scomparsa.
Per farti trascinare in questa storia misteriosa e inquietante si può visitare il castello di giorno e di sera.
Per informazioni castellodimontebello.com
Cagliostro, l’alchimista prigioniero a San Leo
Una storia diversa è quella della Rocca di San Leo, edificata sulla cima di una cuspide rocciosa che domina la Valmarecchia.
Qui, tra le sue mura, si trova la cella che ospitò gli ultimi giorni di Cagliostro, alchimista e avventuriero, condannato dalla Chiesa cattolica al carcere a vita per eresia.
Cagliostro, il cui vero nome è Giuseppe Balsamo, era un giovane molto inquieto. Nato nel 1743, con la perdita del viene affidato già da piccolo a un orfanotrofio. Il giovane ribelle fugge più volte dall’istituto dove studiava le erbe e i mediciamenti. In viaggio nel mediterraneo si avvicina all’Ordine dei Cavalieri di Malta e finisce in rocambolesche storie che lo portano in carcere. Stabilitosi a Roma si sposa e qui inzia a lavorare come falsario di documenti.
Denunciato e arrestato per truffa, fugge dall’Italia, prima in Francia, poi in Spagna, poi Lisbona e a Londra. Giuseppe e la moglie girano l’Europa truffando i ricchi signori di ogni lido toccato: Belgio, Francia, Spagna, Malta, Italia , Olanda, Germania. Fonda “Rito Egizio” una sorta di Ordine a metà tra il religioso e il massonico e per questo cerca legittimazione dal papa.
Nel 1785 torna a Parigi ma qualcosa manda all’aria i suoi piani: lo scandalo della collana che coinvolge la regina Maria Antonietta. Cagliostro, accusato da due truffatori di essere aver architettato un inganno ai danni della regina, viene incarcerato con la moglie nella Bastiglia.
Riconosciuto innocente lascia la Francia. Tornato in Inghilterra tutti i suoi raggiri e le sue false identità vengono scoperte e rese note a mezzo stampa. La campagna denigratoria dà l’avvio al suo declino il cui atto finale, tornato in Italia, è il 27 dicembre 1789, quando Cagliostro viene rinchiuso a Castel Sant’Angelo su denuncia della moglie. Gravissime le imputazioni: magia, massoneria, bestemmia, falso, truffa, calunnia e pubblicazione di scritti sediziosi, tutte accuse che se dimostrate potevano portare alla pena di morte.
Cagliostro si difende dichiarandosi un semplice cialtrone, il 7 aprile 1791 il Sant’Uffizio emette la sentenza commutando la pena di morte per eresia in ergastolo in una fortezza.
Così arriva alla Rocca di San Leo, calato a una botola del soffitto in una cella misera, senza porta, di appena 10 metri quadri e con una piccola finestrella.
La cella è oggi si può visitare: sui muri si trovano tracce dei suoi disegni di ispirazione religiosa e forse si possono solo immaginare il dolore di una prigionia cosi misera e fatale che lo condusse alla morte il 26 agosto 1795. Ancora oggi la storia di Cagliostro, la sua identità e le sue avventure rimangono avvolte dal mistero.
Per informazioni: www.san-leo.it
L’amore di Paolo e Francesca rivive nel castello di Gradara
Chiudiamo questo viaggio con una vicenda a metà tra storia e letteratura che ci porta al castello di Gradara.
Qui si consuma la tragedia d’amore degli amanti del V canto dell’Inferno della Divina Commedia di Dante. Lei è Francesca Da Polenta, giovane riminese, data in sposa all’anziano e rozzo Gianciotto Malatesta. Lui è Paolo Malatesta, giovane e aitante fratello di Gianciotto. Il matrimonio tra Francesca e Gianciotto avviene per procura per mezzo di Paolo, ma tra i due giovani nasce un amore clandestino.
La veridicità storica sfuma presto perché poche sono le tracce di questo amore fatale: i due amanti, scoperti da un servo, vengon fatti uccidere e le loro anime in pena continuano a vagare corrose dalla fiamma dell’amore, nel girone dei lussuriosi.
La storia oggi fa parte dell’immaginario popolare e viene spesso citata in opere d’arte, letterarie e cinematografiche. Oggi il castello si può visitare e vengono spesso realizzate mostre dedicate alla figura di Francesca da Rimini.